Abbraccia sempre la tua Ombra, tendi l'orecchio alle voci dei tuoi demoni e spera che mai si stanchino di parlarti!

giovedì 20 marzo 2014

"Il portiere di notte" - di Liliana Cavani

"Non illudiamoci che la memoria sia fatta di ombre, è fatta di occhi che ti guardano dritti in faccia e dita che ti accusano..."

"Tutto sembrava perduto e invece è accaduto qualcosa di inatteso...i fantasmi della memoria passata hanno preso forma, come scacciarli? La sua voce, il suo corpo...è parte di me stesso." -Max-


1957, il mondo è da poco uscito, non senza conseguenze, dalla dittatura del "Terzo Reich". Max (Dirk Bogarde) ex carceriere nazista lavora come portiere di notte all'Hotel der Oper di Vienna nel quale ex ufficiali nazisti tengono riunioni segrete per eliminare qualsiasi testimone vivente che possa condannarli delle atrocità di cui si sono resi colpevoli durante la Shoah. Perché "i documenti possono essere bruciati, ma gli esseri umani non sono altrettanto maneggevoli". All'albergo arriva Lucia (Charlotte Rampling) ex deportata ebrea giunta dall'America con il marito. 
Max e Lucia, aguzzino e prigioniera, si incontreranno e si riconosceranno; da prima rifiuteranno vicendevolmente gli sguardi, ma poi i ricordi di violenza e dolore riaccenderanno un'inevitabile passione. Sarà a teatro, durante la rappresentazione del "Flauto Magico" di Mozart, che i due incroceranno e sosterranno lo sguardo l'uno dell'altra. Proprio quando Papageneo, l'uccellatore rivela a Pamina che se gli uomini provano amore è sempre per bontà di cuore e, dunque, la donna ha il compito e il dovere di rispondere e condividere questi impulsi, poiché l'amore è ciò che innalza l'uomo e la donna al divino. Da questo momento e su queste note teatrali, i flashback degli abusi sessuali, avvenuti tra gli squallidi letti del lager, si trasformeranno per Lucia in ricordi di amore, accendendo un rinnovato desiderio.




Max e Lucia entreranno così in un vortice sadomasochistico tra la vittima e il suo carnefice, in una continua lotta di luci e ombre. Max è l'aguzzino follemente innamorato che usa la violenza per trattenere a se la donna senza la quale è, tuttavia, perduto e pertanto vittima di questo suo stesso sentimento che non riesce a controllare. Lucia è la schiava che si trasforma in carnefice a sua volta perché sa che può manipolare Max avendo il potere di abbandonarlo e pertanto di distruggerlo. La minaccia implicita di abbandono rinnova e rafforza in loro la passione e la perversione sessuale; l'atto sessuale che una volta consumato lascia il posto ai fantasmi del passato e che ritornano inesorabili. Max è infatti schiacciato sotto il peso del rimorso delle proprie colpe le quali lo inducono a svolgere un lavoro notturno, a vivere come una talpa e a rifuggire la luce del sole per non vedere gli atti consapevolmente commessi. Lucia è la Salomè biblica che danza e canta tra le maschere del nazismo con tanto di cappello da ufficiale SS, mascherina e bretelle; il seno nudo con il quale seduce e incanta. La seduttrice (come ne "L'Angelo Azzurro" di Joseph Von Sternberg) diviene strumento di martirio per l'uomo sul quale la donna acquista sempre più autonomia e controllo. 


La violenza alimenta altra violenza e le colpe non possono essere nascoste a lungo. Queste devono passare attraverso un percorso di purificazione per poter essere espiate proprio come per Pomina e Tamino quando giungono nel regno della saggezza di Sarastro. Il rapporto tra Max e Lucia è la lotta stessa tra il bene e il male che ciascuno vive dentro di sé e nel rapporto; si tratta della "pulsione di morte" freudiana che spinge alla manifestazione della vita stessa attraverso l'atto sessuale. Eros, l'insaziabile pulsione di vita e Thanatos, l'irrefrenabile spinta alla morte; l'eterna dualità tra istinto di morte e impulso alla vita che si fanno complementari. La distruzione e il collasso su loro stessi ne è la conseguenza più temuta e inevitabile.

Le dinamiche collettive e di coppia che Cavani esplora in questa pellicola sono di natura ancestrale oltre che fortemente attuali, è il contesto storico macabro/nazista in cui esse sono trasposte che hanno reso questo film provocatorio, fortemente contestato e censurato dalla critica all'epoca in cui uscì nel 1974, opera che, tra l'altro, ha reso la Cavani nota anche a livello internazionale nel mondo del cinema. Le accuse al film sono, in primo luogo, di essere oscenamente pornografico e di aver associato la perversione sessuale con il nazismo. Lo stesso Primo Levi stroncherà il film per questo motivo definendolo "bello ma falso". Eppure, l'associazione tra sessualità e nazismo è stata ampiamente analizzata a partire da una concezione estetica che vede la divisa delle SS entrare a far parte dell'immaginario feticista (la svastica, gli stivali di cuoio, catene, ecc.), fino alla considerazione della dittatura su un popolo come una sublimazione di un rapporto sessuale schiavo-padrone. Il fascismo diviene pertanto teatro di atti sadomasochistici. Lo stesso Marchese de Sade poneva la sessualità estrema sotto una visione teatrale fatta di strumenti atti a punire e ad esaltare il piacere.  Il teatro è, infatti, l'altro grande protagonista in quest'opera, è lo spettacolo della vita che si esibisce tra danza e maschere; è la catarsi che riaccende memorie fatte di dolore e passione, perché l'oblio mai potrà annullare definitivamente i ricordi, essi vivono e respirano nell'eternità.  I due protagonisti appaiono essere i personaggi di un quadro di Klimt, come dirà la stessa regista: "[...] così sofisticati, contorti e amanti del sottosuolo".

Al di là delle critiche, "Il portiere di notte" ispirò altri grandi registi come Pasolini con "Salò e le 120 giornate di Sodoma" (1975) e Bertolucci con "Novecento" (1976), dove in entrambi viene esplorato il nesso tra fascismo e sessualità. E' ben noto, inoltre, che il "Portiere di notte" deve molto al film "La caduta degli Dèi" (1969) di Luchino Visconti, del quale può esserne considerato un continuo, tuttavia al decadentismo di Visconti la Cavani sostituisce l'esplorazione dell'analisi dell'Eros tra pulsione di vita e di morte. Infine, forse alla regista italiana le si può imputare di voler indagare in maniera psicanalitica la relazione tra vittima-carnefice nello specifico rapporto uomo-donna, in un contesto come quello nazista, estendendolo a tutte le atrocità commesse quasi "giustificandole" nonostante la presenza della colpa. Tuttavia, al di là di questa mia osservazione assolutamente personale, credo che sia un film dalla macabra bellezza, affascinante e affascinato dal sottosuolo dell'animo umano. 

  

   

2 commenti:

  1. Il portiere di notte è un film davvero indimenticabile. La strada dell'associazione sesso-nazismo qui raggiunge finalmente la sua sublimazione, dopo essere stata più volte tentata dai registi del cosiddetto cinema "exploitation" (con risultati peraltro abbastanza discutibili). Non capisco le accuse di pornografia rivolte alla Cavani ma, da maschietto, ricordo che le micro tettine della Rampling avevano dato molto all'immaginario erotico mio e della mia generazione.

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    1. In effetti oggi si ha un altro concetto di pornografia...comunque è ammirevole il tentativo della Cavani di analizzare dinamiche così complesse (tra l'altro lo fa decisamente bene) attraverso un film. Per me è stato di grande ispirazione e riflessione. Dopo la visione mi è venuta voglia di rileggermi "Delitto e Castigo"...chissà magari anche a Dostoevskij sarebbe piaciuto il film :)

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