Abbraccia sempre la tua Ombra, tendi l'orecchio alle voci dei tuoi demoni e spera che mai si stanchino di parlarti!

lunedì 17 marzo 2014

"Stalker" di Andrej Tarkovskij



"Se nella nostra vita non ci fosse il dolore non sarebbe un bene, sarebbe peggio, perché allora non ci sarebbero la felicità e la speranza"
- Moglie dello Stalker -

"L'uomo scrive soltanto perché si tormenta, perché dubita e perché deve dimostrare continuamente a se stesso e agli altri che vale qualcosa. Ma se sapessi con certezza di essere un genio perché dovrei continuare a scrivere?"
- lo Scrittore -

Ci sono pochi film ad essere così completi, così perfetti sotto ogni aspetto. Nella profondità espressiva delle immagini, nella poetica eterea dei versi, nei paesaggi senza tempo e nelle acque torbide e ristagnanti che diventano stranamente affascinanti e ipnotiche. "Stalker" è il settimo lungometraggio del regista sovietico Andrej Tarkovskij ed è il riadattamento al libro dei fratelli Strugackij "Picnic sul ciglio della strada". In superficie si tratta di un film di fantascienza ma il contesto è solo un pretesto per scavare nell'animo umano e porre quesiti di natura esistenziale e metafisica.


Si narra dell'esistenza di un luogo denominato "la Zona" in cui anni prima vi cadde un meteorite che spazzò via il piccolo villaggio che vi risiedeva, tutto quello che ne è rimasto è solo un rudere. Pare, inoltre, che in questa ormai decrepita abitazione vi sia una stanza magica in grado di realizzare i propri desideri più intimi. Molti di coloro che hanno tentato invano di attraversarla non sono più tornati. Lo Stalker è dunque la guida de "la Zona", una sorta di Virgilio dantesco che accompagna due uomini senza identità denominati sempre come "lo Scienziato" e "lo Scrittore" verso la stanza della felicità. Questi personaggi incarnano le due grandi categorie della società umana dove uno rappresenta la ragione, l'oggettività, lo studio logico e razionale della realtà, l'altro è la parte emotiva e sensibile guidata dai sentimenti, entrambi si trovano ormai sull'orlo della crisi in cerca di risposte. Di fatto, si tratta di un viaggio dell'uomo verso la ricerca della verità. Lo Stalker (da to stalk= seguire furtivamente), invece, rappresenta la spiritualità, è colui che ha rinunciato a tutto, che ogni sua azione è un semplice e puro atto di fede, sua unica gioia è proprio condurre gli uomini verso la realizzazione dei loro desideri con la speranza di poterli rendere più felici. Ma "la Zona" è infima e subdola, il percorso apparentemente più breve e meno faticoso per giungere alla meta è in realtà quello più pericoloso e mortale, ogni cosa cambia e si trasforma velocemente, non si può mai tornare sui propri passi, si può solo definire un nuovo percorso cercando di prevedere ed evitare i tranelli. Insomma, "la Zona" è la vita. Durante il viaggio mente e cuore si interrogano sull'utilità ultima di quel viaggio e se giungere a possedere la conoscenza suprema possa essere alla fine così importante. La verità è pertanto bramata quanto temuta. 

Il tempo sembra essersi fermato, c'è la sensazione che presto scenderà la notte, ma la luce è sempre presente anche nell'anfratto più buio e nel tunnel più pericoloso. Il gioco di colori delle immagini, poi, è utilizzato in maniera magistralmente espressionista: il grigio/seppia denota la decadenza di una città senza Dio, il colore vivo, invece, caratterizza "la Zona" e in particolare la Natura incontaminata. Tarkovskij è probabilmente uno dei pochi registi (se non l'unico) ad essere in grado di creare scene fortemente inquietanti e angoscianti senza avvalersi di nessun tipo di effetto speciale se non il semplice gioco naturale delle immagini. La vera protagonista , però, è lei, la poesia...i versi per altro sono composti dal padre di Andrej, Arsenij Tarkovskij.
In sostanza è, dal mio punto di vista, un capolavoro. E' un film lungo (due ore e mezzo circa), sicuramente non è una visione semplice , ma per chi volesse dargli anche solo una possibilità penso che non rimarrebbe deluso, quanto meno ne uscirebbe profondamente arricchito.


"Che si avverino i loro desideri, che possano crederci e che possano ridere delle loro passioni. Infatti, quello che chiamiamo passione non è un'energia spirituale, ma solo attrito tra l'animo e il mondo esterno...
e soprattutto che possano credere in se stessi e che diventino indifesi come bambini, perché la debolezza è potenza e la forza è niente. Quando l'uomo nasce è debole e duttile. Quando muore è forte e rigido, così come l'albero mentre cresce è tenero e flessibile, quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte. Debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza. Ciò che si è irrigidito non vincerà..."
- lo Stalker, versi di Arsenij Tarkovskij -

2 commenti:

  1. Definire "lungo" un film di due ore e mezzo è, ahimè, ormai un po' anacronistico: nel senso che, specialmente nel cinema di questi anni '10, sembra che nessuno sia più in grado di due nulla rimanendo sotto le due ore. Stalker è indubbiamente un capolavoro, a mio parere il migliore di Andrej Tarkovskij (anche se devo ammettere che della sua filmografia mi manca ancora molto da vedere). L'ho guardato praticamente rimanendo a bocca aperta dall'inizio alla dine. Fantastiche le ambientazioni e quell'atmosfera da "piece teatrale". Sul libro non mi esprimo (non l'ho letto), ma secondo wiki che il film di Tarkovskij non ne sarebbe la trasposizione bensì il sequel.

    RispondiElimina
  2. Sono d'accordo con te sulla lunghezza, soprattutto se riferita ai film di Béla Tarr per esempio :) Il mio riferimento è forse più relativo al concetto di lentezza che per molte persone è scoraggiante. Personalmente anche per me il tempo è volato nel guardare Stalker. Anch'io per ora ho visto poco di Tarkovskij ma me ne sono innamorata e sto recuperandone la filmografia, pian piano so che me li guarderò tutti. Hai ragione anche sul libro non è un riadattamento ma uno spunto. Grazie per le tue rettifiche sono preziose, mi permetteranno di fare più attenzione.

    RispondiElimina