Abbraccia sempre la tua Ombra, tendi l'orecchio alle voci dei tuoi demoni e spera che mai si stanchino di parlarti!

sabato 15 marzo 2014

Un chien andalou - Un cane andaluso




Come prima recensione o meglio racconto mi sembrava opportuno, riprendendo la tematica dello sfondo che ho scelto per il blog, iniziare dal cortometraggio, manifesto del cinema surrealista, di Luis Bunuel, nonché sua opera prima. Il film uscì nel 1929 e fu sviluppato in collaborazione con Salvador Dalì, artista tra i più influenti del surreale. I due collaboreranno l'anno dopo anche ad un altro film, un lungometraggio intitolato L'age d'or, pellicola maggiormente accusatoria e di critica alla Chiesa cattolica. Dopo quest'ultimo lavoro, però, si distaccheranno e Dalì denuncerà l'ex-amico come comunista e ateo. Bunuel dal canto suo era sempre andato fiero della sua dichiarazione "Grazie a Dio, sono ancora ateo". 

Tornando al "cane andaluso", si può dire che si tratta di ventun minuti e venticinque secondi di puro delirio onirico. Infatti, il prologo, che è forse tra le più inquietanti immagini riprodotte nel cinema, ci avverte subito, attraverso una sottile nube che copre la luna e il rasoio affilato che taglia l'occhio della donna in due, che la realtà così come la si vede può essere alterata e di diffidare, pertanto, dei propri sensi e in particolare alla vista. La realtà è sfuggevole e rimanda continuamente ad altro così come fanno i sogni. Il montaggio delle scene è proprio tipico del linguaggio onirico. Freud chiamerebbe questa struttura di "condensazione", infatti, durante il sogno il nostro inconscio mette insieme (condensa fra loro) più significati in un'unica scena, proprio come fa Bunuel in questo cortometraggio. 


Più che di sogno, però, appare meglio definibile come un incubo. Il linguaggio onirico e surreale tuttavia è un pretesto che il regista utilizza per poter, a mio parere, affrontare tematiche pesanti di terrore psicologico e sociale. La denuncia ad una società padrona è di fatto molto rilevante; una società controllante che spinge lo schiavo-individuo-popolo a diventare efficiente e responsabile, come un cane ubbidiente in grado di produrre materiale utile per il sistema capitalistico. Imponendo il rispetto di regole (spesso in contraddizione) affinché l'essere umano possa essere ben integrato e produttivo verso i suoi simili e la società. L'incubo dell'uomo è nell'incapacità di stare al passo con tali richieste e le enormi fatiche e sofferenze che egli si trascina con sé vivendo, difficoltà appesantite inoltre dal sistema religioso parassita e moralista. Quella stessa società che ti protegge ti rilegherà anche in punizione come fa un padre autoritario e perbenista, docilmente votato alla violenza. Quel sistema che ti obbligherà a rinunciare alle tue aspirazioni giovanili e ai giochi d'infanzia, a quei desideri di conoscenza e di saggezza rimasti ormai sui banchi di scuola, costringendoti a segregare ogni cosa, compresi i propri ricordi e i sentimenti, in una scatola affinché questi non interferiscano con i quotidiani obblighi e doveri. Le mani che possono toccare ed esplorare la realtà, adibite anche alla costruzione del bene, sono o morte, quindi inutili, o assassine e perciò corrotte, dalle quali ne usciranno soltanto formiche. Poi c'è l'amore...un amore castrato che stenta ad emergere ed è oscurato dalla fisicità e dal sesso: desiderato, temuto e pertanto inibito; una sessualità che diventerà pura follia estatica spinta dal solo impulso. Tuttavia, una volta soddisfatti gli istinti e quando sembra che il vero amore possa sopravvivere a tutto, esso diventa la morte e il deserto di sé stesso. 
Le tematiche, di forte impronta freudiana e marxista, possono solo essere intuite poiché tutto è un simbolo e ogni simbolo è un rimando a qualcosa di altro. L'inquietudine che sprigiona questa pellicola è capace di farti provare un' angoscia tale che ti costringe ad entrare nel delirio stesso di Bunuel e a farlo tuo, come se fossi proprio tu l'artefice di questo incubo. Basti pensare che l'attore principale Pierre Batcheff  si è suicidato pochi mesi dopo le riprese... 
Sono, comunque, immagini senza né tempo né dimensione e dunque fortemente attuali. Anche la musica non è meno d'impatto, in particolare la meravigliosa Morte di Isotta di Richard Wagner (utilizzata anche da von Trier in Melancholia) e i tanghi argentini tutto perfettamente delirante insieme alle scene. Per gli amanti del cinema surreale immagino che questo piccolo gioiello non sia sfuggito, tuttavia, se così fosse, per i fan di Lynch e di Kaufman credo che sia una visione essenziale e quasi obbligata. Alla fine, non posso far altro che augurare a tutti un buon incubo!

   


6 commenti:

  1. Grazie di essere passata a commentare da me, altrimenti non avrei mai potuto scoprire il tuo blog. Direi che come inizio non c'è niente male (e non mi riferisco solo all'inizio di Chien Andalou)e, viste le premesse, stai certa che seguirò con attenzione la crescita del tuo blog. Complimenti!
    P.S.: La Morte di Isotta, nella versione che ho visto io, non c'era (peccato) ma suppongo che in tanti anni sia stato doppiato un'infinità di volte.

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    1. Grazie a te di essere passato. Questo mio blog neonato è un esperimento, seguendo i blog degli altri mi è venuta voglia di farlo anche a me, non so cosa verrà fuori ma credo che poter condividere e confrontarsi con altri sulle proprie passioni sia una delle cose migliori che si possa fare. Grazie ancora e a presto!

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    2. Spero che l'esperimento continui, allora. Nel frattempo sei finita di diritto nel mio blogroll, così tengo d'occhio le tue nuove uscite ^_^

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  2. Ciao Elisa, anche io ho scoperto il tuo blog, grazie al commento che hai lasciato da me. Per ora ti posso dire che sei partita alla grande...Bunuel, Tarkovsky... un blog da seguire senz'altro!! In bocca al lupo.
    Poi sei di Firenze, quindi siamo quasi compaesani! :-P
    Riguardo a questo film... è davvero qualcosa senza tempo. Nel senso che il tempo non potrà mai riuscire a scalfirne la grandezza! Immenso.

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    1. Ciao Vittorio! Sì lo so che ancora sono piuttosto imbranata con la "divulgazione" e tutti gli aspetti tecnici di questo blog, piano piano però spero di imparare. Grazie per essere passato. Comunque, è già un po' che seguo il tuo blog, perché anch'io adoro Fellini, Antonioni, Kim Ki Duk, Wong Kar Way, Herzog e molti altri che hai recensito, tra cui tanti altri che non conoscevo e che ora, grazie a te, conosco. Quindi, grazie anche per questo :)

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  3. Oddio, ti avevo risposto, ma evidentemente devono esserci stati problemi.
    Lo sai che mi fai emozionare se mi dici così...:-P
    Grazie a te che hai impiegato il tuo tempo per leggere le cose che scrivo. Mi fa enormemente piacere.
    Sicuramente contraccambierò con interesse. E non demordere se all'inizio ti possa sembrare che non ti legga nessuno. Te scrivi innanzitutto per te. Poi i lettori arriveranno.
    A me, credimi, aprire il blog mi ha dato veramente tanto... più di quello che mi aspettassi ;-)
    Un consiglio, aggiungi il gadget per l'iscrizione al blog, cosicché la gente che capita qui per caso possa decidere di seguirti con regolarità.

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